Ossigenoterapia e BPCO.
14 giu 2010
Qualche giorno fa Nicola, un collega specializzando in anestesia e rianimazione, mi ha chiesto se nei pazienti ipercapnici con BPCO riacutizzata è corretto evitare la somministrazione di ossigeno ad alti flussi, per non sopprimere lo stimolo ipossico sul drive respiratorio e peggiorare l’ipercapnia.
La domanda è interessante. Infatti, all’esterno dei reparti intensivi la restrizione dell’ossigenoterapia (detta “ossigenoterapia controllata”) è una pratica frequente; capita spesso di valutare pazienti dispnoici, ipossici e in acidosi respiratoria trattati da diversi giorni con O2 a 2 o 3 litri/minuto.
Purtroppo non ho trovato in letteratura evidenze conclusive, né contributi recenti su questo argomento, tuttavia un interessante studio pubblicato qualche anno fa [1] ha confrontato pazienti ipercapnici con BPCO riacutizzata che ricevevano ossigeno in quantità sufficiente a ottenere una PaO2 maggiore di 50 mmHg con analoghi pazienti in ossigenoterapia più generosa e PaO2 maggiore di 70 mmHg. Tra i due gruppi non sono emerse differenze significative in termini di mortalità o di necessità di ventilazione meccanica, anzi nel gruppo a bassa PaO2 2 pazienti su 17 hanno avuto necessità di ventilazione e uno è deceduto, mentre nessun evento morte o ventilazione meccanica è stato registrato nel gruppo a più alta PaO2. Pur risultando statisticamente differenti i valori di PaO2 misurati tra i due gruppi, non sono state osservate differenze tra i due gruppi in termini di PaCO2 e di pH (vedi figura).
I reali meccanismi attraverso cui si genera l’ipercapnia in questo tipo di pazienti non sono chiari. Gli Autori dello studio citato concludevano che è per lo meno dubbio che la correzione dell’ipossia con adeguata ossigenoterapia causi seri effetti sfavorevoli; il contributo dell’abolizione dello stimolo ipossico nella genesi dell’ipercapnia potrebbe essere stato eccessivamente enfatizzato e di certo è stato poco studiato.
In conclusione, come ribadito nell’aggiornamento 2009 delle raccomandazioni GOLD [2], dopo 30-60 minuti dall’incremento dell’ossigenoterapia è necessario effettuare l’emogasanalisi per verificare individualmente sia l’adeguatezza dell’ossigenazione, sia la potenziale ritenzione di CO2.
[1] Gomersall CD et al. Oxygen therapy for hypercapnic patients with chronic obstructive pulmonary disease and acute respiratory failure: A randomized, controlled pilot study. Crit Care Med 2002, 30: 113-116
[2] Global Initiative for Chronic Obstructed Lung Disease. Global strategies for the diagnosis, management, and prevention of chronic obstructive pulmonary disease (updated 2009). © 2009 Medical Communication Resources, Inc. www.goldcopd.org
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento